Disco epocale del 1992, quasi un manuale della chitarra Thrash. Per una recensione altri spazi sul web saranno più idonei, qui farò aprirò una piccolissima parentesi analitica sul brano per me più rappresentativo dell’intero album: “Ashes in Your Mouth”.
Brano di chiusura e tra i più complessi ritmicamente e non solo. Un vero esempio di genialità e creatività.
Un solo nome: Marty Friedman, ovvero la padronanza tra tecnica, stile, ritmo. Con una melodia tipicamente raveliana e il suo caratteristico tocco sulla sei corde. Un vero maestro dell’arpeggio. I suoi guizzi (dei bei tempi che furono) sono rapidi quanto estremi. Il fraseggio è quanto di più ricercato e singolare nel genere. Il suo stile prende forma già dal caratteristico modo di tenere il plettro tra le dita (davvero poco convenzionale), dalla mano sinistra e nei movimenti del polso sul corpo della chitarra. Lo stile compositivo indirizzato sempre e solo alla melodia e mai al virtuosismo fine a sé stesso. Un maestro assoluto. Tecnica pregevole sotto tutti i punti di vista (sweep, pennata alternata, legato assolutamente eccezionali), un senso melodico tra i migliori nel settore heavy.
Scritto ed eseguito in tonalità di Mi minore, il primo accordo è costruito sul suo tritono. Ecco spiegato lo start così affascinante. Il sound è come sempre granitico, ma la cosa che lascia di stucco è l’utilizzo della scala cromatica anche in fase ritmica. Esempio subito a battuta n.7, la scala cromatica ascendente (e poi discendente) è costruita (sempre cromaticamente) sulla tonica e via via fino al terzo grado toccando i 4 semitoni (mi-fa-fa#-sol) in maniera impeccabile. Probabile virtuosismo di Marty Friedman. Il riff di Mustaine è scritto in 6/4 per poi introdurre alla battuta successiva un movimento di croma in più, a costruzione di una struttura momentanea in 13/8.
Nel Chorus la scala minore armonica entra in gioco con astuzia senza i classici riferimenti “neoclassici” tipici del periodo (Malmsteen su tutti).
Continua…